Secondo un dizionario, il tutor è quella figura che nelle università assiste uno studente nel corso dei suoi studi, particolarmente in relazione con il suo piano di studio. Infatti l’obiettivo del tutor dell’apprendimento non è semplicemente dare ripetizioni, ma mettere lo studente nella condizione di raggiungere i suoi obiettivi formativi.

Se trasponiamo questo concetto alla scuola primaria o secondaria di primo o secondo grado, un tutor dell’apprendimento e in particolare un tutor per DSA, non aiuta semplicemente a fare i compiti, ma dovrà guidare lo studente, piccolo o grande che sia, tanto nel raggiungere i suoi obiettivi scolastici, quanto nel prendere in mano la propria formazione.

Chi è un tutor?

L’etimologia del termine tutor deriva dal linguaggio giuridico e indicava la persona che doveva, per l’appunto tutelare, ossia prestare attenzione e aver cura di soggetti considerati socialmente o fisicamente deboli. 

Nel corso del tempo, il concetto di tutela si è evoluto e modificato, in parte subendo l’influenza del termine inglese che indicava un istitutore privato, acquistando così una connotazione più di funzioni educative e di formazione.

Nella pratica il tutor e specialmente quello per studenti con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) dovrebbe ricoprire un po’ entrambi i ruoli. Perché dico questo? Un bambino o ragazzo confrontato con uno o più DSA si trova, in quel momento e nel contesto scolastico, in una situazione di debolezza. Una fragilità dovuta proprio alle difficoltà funzionali che riscontra. Il tutor lo “tutelerà”, aiutandolo ad individuare i suoi punti di forza, adottare le strategie favorevoli al processo di apprendimento e infine ad essere consapevole della propria formazione e soprattutto della propria capacità di apprendere.

DSA: differenza tra tutoring e riabilitazione

È bene fare alcune precisazioni. 

1) Difficoltà o disturbo

Una difficoltà scolastica, con un intervento di potenziamento mirato e col tempo, migliora. Nel caso di un disturbo dell’apprendimento, questo non avviene.

Anche se ci può essere un miglioramento, il DSA si può evolvere, ma il disturbo è resistente nel tempo. Per esempio, nel caso di un dislessico, anche se la lettura può migliorare, lo sforzo e l’impegno che richiederà non diminuirà col tempo, perché ha un origine neurobiologica.

2) Tutoring o riabilitazione

La riabilitazione è molto importante, direi essenziale e va svolta il prima possibile da un bravo professionista, nello specifico il logopedista o lo psicologo.

Quest’ultimo lavorerà su diversi aspetti cognitivi in modo specifico e rigoroso.

Invece il tutor interviene esclusivamente per supportare le attività scolastiche. Aiuterà nel adottare un buon metodo di studio adatto alle abilità e peculiarità dell’alunno. Per fare questo e si avvale della collaborazione degli specialisti.

Perché rivolgersi ad un tutor?

Spesso vengono usati i termini tutoring, mentoring e coaching come sinonimi, in realtà non è proprio corretto. Tuttavia questo avviene principalmente per la correlazione tra l’apprendimento e le emozioni. Il tutor dell’apprendimento, specialmente per alunni con DSA, deve favorire il processo di apprendimento, per esempio con la conoscenza approfondita degli strumenti compensativi adatti e del loro uso appropriato. Ma avrà anche un ruolo di mentoring offrendo sostegno psicologico nei momenti critici (i quali purtroppo non mancano), così come quello di coaching lavorando sulle motivazioni individuali, incoraggiando l’alunno e stimolando lo sviluppo delle sue potenzialità bloccate o spesso sottovalutate.

D’altra parte il suo ruolo può essere molto utile anche per la famiglia. Al momento della scoperta del disturbo, spesso ci si sente soli davanti ad una situazione che non si capisce completamente e di cui pochi ci sanno dire qualcosa di preciso. Potrà essere d’aiuto per la famiglia, per esempio, nel aiutare i genitori a supportare il ragazzo in modo proficuo nei compiti pomeridiani. 

Anche per la scuola il suo aiuto può essere utile, perché lavorando a stretto contatto con chi ha fatto la diagnosi o svolge la riabilitazione, potrà collaborare nella preparazione del PDP verificando l’efficacia degli strumenti compensativi e delle misure dispensative.

Ruolo del tutor DSA

Da mamma a tutor per studenti con DSA

Si sa, la mamma ricopre mille ruoli, cuoca, infermiera, psicologa, maestra, giudice, ma nel mio caso, credo che nel corso degli anni quello più difficile e impegnativo sia stato quello di tutor, anche se non lo sapevo. Imparare a capire, sostenere e aiutare in modo efficace i miei figli a scuola, è stato arduo. L’esperienza mi ha insegnato che per aiutare un figlio con DSA, bisogna capire pienamente cosa sono i DSA. Questo permette di credere prima di tutto noi nelle loro potenzialità e assisterli meglio. Il risultato, oltre che un aiuto efficace, i nostri figli imparano che sono capaci e che possono provare soddisfazione a scuola come tutti gli altri, se non meglio. Sembra banale, ma la dislessia li porta spesso a pensare che non saranno mai bravi a scuola e quindi è meglio arrendersi.

Svolgendo il corso come tutor, ho avuto conferma di tutti questi aspetti. Come mamma credo che creare questa rete di dialogo e collaborazione tra gli specialisti, la scuola e la famiglia fin dalla scuola primaria, potrà permettere di mettere i ragazzi con DSA, già alle medie in condizione di poter gestire con consapevolezza i propri apprendimenti. Spero che come tutor potrò contribuire nel creare anche per altri genitori e ragazzi questa collaborazione.

Voi, cosa vi aspettate da un tutor dell’apprendimento? Condividetelo nei commenti.

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