Steven Spielberg. A cosa ti fa pensare questo nome?

Leggerlo scatena una miriadi di collegamenti e immagini nella nostra mente. Infatti questo regista ha segnato molti ricordi in tutti noi. Con la sua vastissima filmografia, già dall’infanzia ci ha fatto sognare con E.T. l’extraterrestre oppure da più grandi rabbrividire con thriller come Lo squalo, senza parlare delle fantastiche avventure di Indiana Jones o Jurassic Park. La carriera di Steven Spielberg regista ha lasciato un segno molto importante a livello planetario, tant’è vero che secondo il giornale The Daily Telegraph, nel 2007 era al 26° posto nella sua lista dei geni viventi.

Oltre al suo grande talento, Steven Spielberg può essere, a tutti gli effetti, annoverato tra i dislessici famosi. Il suo percorso è interessante, perché mostra da una parte che ricevere una diagnosi di DSA da adulti è importante a livello personale e dall’altra che va vissuta la vita non il disturbo.

Steven Spielberg scopre la sua dislessia

Nel 2007, all’età di 61 anni, il grande regista ricevette finalmente la risposta al suo più grande perché con la diagnosi di dislessia. Nell’intervista con Bradlee Quinn di “Friends of Quinn” (un sito per i giovani adulti con differenze di apprendimento), riconobbe lui stesso che comunque era stato dislessico da tutta la vita anche se non lo sapeva. Era contento di avere ricevuto questa diagnosi. Spiegò il motivo così:

“Mi ha chiarito molte cose. È come se era l’ultimo pezzo del puzzle di un tremendo mistero che ho tenuto per me stesso tutti questi anni.”

Molti adulti dislessici, che da bambini non sono stati diagnosticati, hanno vissuto gli stessi sentimenti. Perché, anche se non arriva una diagnosi che dia un’etichetta a questo disagio, ciò non toglie il fatto che il bambino lo viva come tale. Infatti proseguendo l’intervista Steven Spielberg spiegò come la sua esperienza scolastica fosse stata molto vincolata da questo disturbo e quanto fosse stato solo nel portare questo peso.

Il percorso scolastico del regista

Raccontò come tutto iniziò a scuola, come fosse uno dei suoi film. “Il bambino legge più lentamente rispetto ai suoi compagni…”, aggiungendo che lui stesso aveva avuto due anni di ritardo nell’acquisizione della lettura rispetto alla classe. Al momento in cui l’insegnante gli chiedeva di leggere in piedi davanti alla classe si palesava la sua difficoltà. Provava un grandissimo imbarazzo e quel giorno diventava il più lungo e più brutto giorno di una lunga serie di brutte giornate a scuola.

Questo fatto non solo rendeva difficile l’apprendimento, ma comportava tutto un fardello di scherni e prese in giro, che nel corso degli anni incisero in modo importante sul piccolo Steven.

Avrebbe tanto voluto che qualcuno gli spiegasse cosa gli stava succedendo e lo aiutasse a superare quei momenti così difficili della sua vita. Perché lui stesso ammise che, come anche i suoi amici, non erano nemmeno in grado di esprimere cosa stavano vivendo.

Ciononostante, questa situazione non gli precluse di avere una bella cerchia di amici, perché, come i ragazzi del suo film I Goonies, vivevano la diversità insieme. Chi con disabilità, chi con disregolazioni e altri, dislessici come lui molto probabilmente. Tutto questo gli rendeva chiaro che, pur non avendo un nome da dare a questa differenza, sapeva di averla ed era questa condizione che accomunava tutti questi ragazzi.

La diversità e il bullismo

Purtroppo come spesso succede, quando i bambini presentano una diversità che sia religiosa, etnica, fisica o di qualsiasi altra natura, si trovano confrontati con il bullismo. Non è raro che ragazzini con DSA siano presi di mira per le loro difficoltà e accusati di stupidità, specialmente perché loro stessi si vergognano e si sentono in colpa per non essere capaci di fare una cosa che a tutti risulta semplice.

Anche Steven dovette farvi i conti, ma non si sentì mai una vittima e per affrontare la cosa iniziò a fare i suoi primi film. Questa passione diventò in un certo senso il suo riparo, una via di fuga. Con una macchina da presa 8mm, iniziò già da molto piccolo con il girare dei cortometraggi con protagonisti, i suoi familiari. In seguito, insieme ai suoi amici e compagni di scuola, creò dei film d’avventura amatoriali.

Come lo esprime nell’intervista, fare i film lo salvava dalla vergogna, dai sensi di colpa. Perché il bullismo e la dislessia, specialmente non diagnosticata, creano proprio questi sentimenti, che ahimé, lo accompagnarono per tutto il suo percorso scolastico. Tant’è vero che definì le superiori come “l’inferno in terra”.

L’università

Ormai residente in California, provò a due riprese ad entrare alla University of Southern California, ma invano. Non demorse, si iscrisse all’Università statale della California e studiò lingua e letteratura inglese. In questo frangente, facendo finta di essere un dipendente frequentò gli Universal Studios fino al momento in cui fu scoperto. A quel punto fu assunto e nel 1968 abbandonò gli studi per dedicarsi alla sua passione e lavorò come regista.

Il periodo da quel giorno e fino al 27 maggio 2002 lo definì il periodo post-produzione più lungo di sempre. Perché, dopo aver ripreso gli studi da privatista all’Università statale di Long Beach e ottenuto i crediti mancanti, presentò il suo film Schindler’s list come tesi di dottorato. A 55 anni, dopo 33 anni, ricevette la Laurea in Cinema e Arti Elettroniche. Per di più anche l’Università di Yale gli conferì il dottorato ad honorem in Letteratura.

Mi è piaciuta la sua riflessione nell’intervista, dopo aver descritto la gioia che ha provato al conferimento della laurea con la presenza di tutti i suoi figli, quando disse:

“Si sono resi conto che quando inizi una cosa la devi finire.”

La dislessia rende Spielberg sensibile alle discriminazioni

La dislessia rende Spielberg un regista speciale

Il motivo per cui abbandonò gli studi era principalmente perché gli si presentò una grande opportunità lavorativa. Infatti gli fu offerta la possibilità di lavorare come regista per la televisione e diventò così il regista più giovane ad avere un contratto a lungo termine a Hollywood.

Nei suoi primi filmati in 8mm non descriveva la sua realtà, ma imitava le pellicole che erano proiettate al cinema. I suoi trascorsi scolastici e adolescenziali difficili segnarono la sua personalità e lo resero in parte il genio cinematografico che conosciamo.

L’adolescenza è caratterizzata da un’energia in crescendo, ma allo stesso tempo il definirsi, decidere chi siamo e chi vogliamo essere rimane un passaggio molto delicato. È un periodo dove il peso del giudizio degli altri è molto forte, ma allo stesso tempo c’è bisogno di creare la propria identità e convogliare tutta questa energia crescente in attività costruttive. Questo è esattamente quello che fece il giovane Spielberg diventando un regista eccezionale, ma non solo.

Le sue difficoltà lo hanno reso sensibile a svariate questioni che ha saputo affrontare nei suoi film con grande finezza. Per esempio le discriminazioni razziali o etniche, con Il color viola o Schindler’s list, la diversità vissuta da bambino, con I Goonies. Ha saputo creare mondi diversi dove estraniarsi e vivere straordinarie avventure, con Hook – Capitan Uncino, Il GGG – Il grande gigante gentile, per menzionarne solo alcuni tra i più conosciuti.

Vivere la vita, non la dislessia

Anche se la sua dislessia lo ostacolava, per esempio nella lettura delle sceneggiature perché aveva bisogno di molto più tempo, rispetto agli altri, piano piano si adattò. Riscontrò che il leggere più lentamente gli permetteva di comprendere meglio e ricordare tutto perché non scorreva il testo, ma lo assaporava e questo gli permetteva di apprezzare meglio un libro o una sceneggiatura.

Questo ci dimostra che la vita non è la dislessia, ma quello che decidiamo di fare e mi è piaciuto tanto quello che Steven Spielberg volle trasmettere a tutti i dislessici in conclusione dell’intervista:

Steven Spielberg dislessico famoso

“È molto più comune di quanto tu possa immaginare e non sei solo. Ci sono modi per accelerare le abilità di lettura e comprensione. Ci sono modi per affrontarla, non è una cosa incurabile. È qualcosa che avrai per il resto della tua vita, ma puoi sfrecciare tra le gocce di pioggia per arrivare dove vuoi andare e non ti tratterrà.”

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Se vuoi vedere l’intera intervista clicca qui.

Foto: Steven Spielberg by Gage Skidmore, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons – Schindler’s list By Source, Fair use, Link