Conoscere le tappe dello sviluppo è molto importante. Generalmente all’arrivo del piccolo, genitori e parenti sono tutti in ansia nel vedere il primo sorriso, la prima parolina o quando inizia a gattonare o camminare. Quando ciò avviene, tutti sono felici e tranquilli, perché sanno che va tutto bene.

Ciononostante, capita che sottovalutiamo alcuni aspetti perché ogni bambino ha i suoi tempi; c’è chi cammina a 10 mesi e chi a 15. Di conseguenza molto spesso pensiamo che queste fasi di progresso siano comunque relative. In realtà non è esattamente così e non è insolito che questo pensiero porti a fare una diagnosi tardiva di dislessia. Vediamo quali sono queste tappe e perché è importante conoscerle.

Cosa sono le tappe dello sviluppo

Quando si parla di fasi di crescita del bambino si fa riferimento a studi svolti negli anni ’50 del secolo scorso dallo scienziato svizzero Jean Piaget che analizzò l’evoluzione dell’intelligenza del bambino con un metodo clinico. Lo sviluppo cognitivo si evolve dalla nascita man mano che si ricevono informazioni dall’ambiente circostante.

Ho trovato interessante un processo che lui definisce equilibrazione. L’evoluzione avviene come se stessimo costruendo una torre con le Lego. Con i primi tasselli formiamo la base. Poi ci vengono dati un’altro po’ di pezzi e in quel momento dobbiamo decidere cosa farne. In quell’attimo c’è una specie di “disorientamento”, ma avendo la base pronta siamo in grado di cominciare a costruire il secondo piano.
Esempio per le tappe dello sviluppo secondo Piaget

Anche senza entrare troppo nel dettaglio dei suoi studi, comprendiamo quanto sia fondamentale il raggiungimento di una tappa per poter passare alla successiva. Da questo piccolo esempio possiamo capire che queste tappe sono i vari traguardi che tutti i bambini devono raggiungere per avere un corretto sviluppo neuropsicologico. Se mettiamo questi concetti in relazione con i DSA, per esempio con la dislessia, comprendiamo quanto sia importante raggiungere i vari stadi di progresso del linguaggio per acquisire correttamente le abilità di lettura e scrittura.

Descrizione delle fasi dello sviluppo del bambino

L’evoluzione del bambino si può dividere in quattro aree principali anche se spesso sono interconnesse tra di loro.

  • Psicomotoria
  • Linguistica
  • Cognitivo
  • Emotivo-comportamentale

Ho trovato interessante questa pagina del Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti, perché oltre all’elenco dettagliato delle fasi delle quattro aree di sviluppo da 0 a 5 anni, ne presenta i relativi video.

In quest’articolo mi vorrei soffermare in maniera particolare sull’evoluzione del linguaggio.

Sviluppo dell’area linguistica

L’acquisizione del linguaggio è molto affascinante, perché i bambini sembrano imparare a parlare da soli. Però anche qui ci sono dei passaggi obbligati. Vediamo quali sono le tappe fondamentali.

Passaggi principali tra i 0 e 3 anni

Attenzione condivisa. Il bambino attira l’attenzione dell’adulto su un giocattolo o altro oggetto di suo interesse.

Lallazione. Per esempio ba ba, e poi ba pa (a partire da 6-7 mesi).

Mimica-gestuale. Sorridere, fare la faccia triste, puntare il dito per indicare, ecc…

Capacità di capire il linguaggio degli adulti.

Gioco simbolico (24-30 mesi).

Capacità nell’espressione linguistica riguardo ai suoni (o fonemi) si evolve:

  • p-b, t-d, k-g, m, n, l (24-30 mesi)
  • s, sci, f-v, ci-gi, z (30-48 mesi)
  • r, gn, gli, sp, st, sk (4-5 anni)
  • rf, mb, nt … (5-6 anni)
  • parole con più di 4 sillabe (da 6 anni).

Vocabolario con più di 50 parole (2 anni).

Combinazione di due o tre parole e composizione di frasi minime o piccole frasi del tipo soggetto, verbo e complemento oggetto e compare un iniziale competenza narrativa (a partire da 2 anni).

Se entro i 3 anni alcune tappe non sono raggiunte, non ci dobbiamo allarmare oltre misura, perché i nostri piccoli potrebbero essere dei cosiddetti “late bloomers”. Che tradotto letteralmente significa che hanno una “fioritura tardiva”. Infatti raggiungeranno completamente le varie tappe da soli senza nessun intervento.
Nondimeno dovremmo stare allerta e nel dubbio fare una valutazione logopedica o neuropsicologica. Perché? Da un lato per escludere qualche problema sensoriale che impedisca il progresso linguistico e dall’altro, se fosse un “late talker”, che significa “parlatore tardivo”, dargli l’aiuto necessario con la supervisione dello specialista. Oltre a questo il logopedista potrebbe anche semplicemente darci alcuni suggerimenti su come stimolare quei processi di acquisizione del linguaggio.

Dai 3 ai 6 anni, il boom del linguaggio

In questo periodo la competenza del linguaggio si evolve in maniera importante sia nella qualità fonemica, come accennato prima, sia dal punto di vista narrativo. Oltre ad aver sviluppato la pronuncia di tutti i fonemi e la capacità di formare le frasi, il nostro piccolo inizierà la fase narrativa a partire dalle immagini. Possiamo dividere questi passaggi in tre: Fino a 3 anni: riconoscimento. Oltre a riconoscere l’immagine, la collega ad altre cose, identifica i personaggi e chiede informazioni in proposito. La frase si fa più ricca, è in grado di usare correttamente plurali e singolari, le preposizioni, il passato e i verbi servili. È in grado di fare una descrizione. Tra i 3-4 anni: inferenza verticale. Questo significa che il piccolo metterà in relazione varie informazioni in relazione all’immagine e farà domande riguardo agli eventi. Tra i 4-6 anni: inferenza orizzontale. A questo punto il bambino è in grado di collegare le immagini con relazioni di causa ed effetto o in successione temporale. Anche la frase ormai si struttura anche con delle subordinate, per spiegare i vari nessi.

Per la grande importanza che il linguaggio ricopre nella vita e nel processo di crescita, la sua evoluzione deve avere tutta la nostra attenzione. È fondamentale non solo dal punto di vista comunicativo, ma anche dal punto di vista dell’evoluzione intellettiva del bambino, ovviamente maggiormente con l’ingresso a scuola. Noi genitori dobbiamo prestarvi tutta la nostra accortezza. Se abbiamo dubbi è importante parlarne col pediatra e/o consultare un logopedista e fare una valutazione della situazione.

Quali possono essere le conseguenze di un intervento tardivo?

Gli studi scientifici dimostrano che un ritardo di linguaggio è spesso l’anticamera dei disturbi specifici di apprendimento. Non si ribadirà mai abbastanza l’importanza di interventi precoci, per un buon recupero e potenziamento di abilità critiche. Puoi approfondire leggendo l’articolo: “Come riconoscere i sintomi della dislessia“.

È vero che ogni bambino ha i suoi tempi, ma aiutiamolo a costruire la sua torre di Lego, per riprendere l’esempio iniziale, con basi forti e stabili utili per tutta la sua vita.