Si può o no curare la dislessia

Si può curare la dislessia? C’è un rimedio? Si può guarire?

Sono le domande che molti si fanno al momento della scoperta di questo disturbo specifico dell’apprendimento (DSA). Ma cosa s’intende per cura o rimedio?

Il vocabolario attribuisce a queste parole diverse definizioni. Quando parliamo di cura, la prima definizione alla quale pensiamo è quella riportata dal dizionario in questi termini, “complesso dei mezzi terapeutici e delle prescrizioni mediche relative a determinate malattie”. Nella diagnosi di DSA redatta da un neuropsichiatra o da uno psicologo però non si parla di malattia.

Molto più calzante è la seconda definizione di cura che cita testualmente: “impegno assiduo e diligente nel perseguire un proposito o nel praticare un’attività” e del termine rimedio: “provvedimento più o meno efficace, diretto a sanare una condizione negativa o sfavorevole“. Infatti, nel caso specifico sono numerosi gli interventi che possono essere attuati e che richiedono effettivamente un impegno costante e rigoroso per raggiungere l’obiettivo. Ma qual è quest’obiettivo?

L’obiettivo: la presa in carico del dislessico o la cura della dislessia

La dislessia, così come gli altri DSA, ha origini neurobiologiche. Si nasce con questa caratteristica alla stregua del proprio colore degli occhi, che sia blu, verde o marrone. Nella presa in carico del bambino dislessico, l’obiettivo è quello di minimizzare il più possibile l’impatto del disturbo. Quindi è più corretto pensare, non alla cura della dislessia, ma alla cura del dislessico. È al bambino che dobbiamo rivolgere tutta la nostra attenzione. Quindi la domanda più corretta è:

Come prendersi cura di un bambino o ragazzo dislessico?

Per farlo in maniera efficace è necessario che ci sia la collaborazione fra tutte le figure che ruotano intorno al bambino. Parliamo della famiglia, degli insegnanti, nonché dello psicologo, ma anche di un’altra figura professionale specializzata nella terapia dei DSA: il logopedista. Chi è il logopedista e come interviene con la dislessia?

Il logopedista, la figura chiave nella cura del dislessico

Il logopedista è un professionista della salute specializzato nella valutazione, diagnosi e trattamento dei disturbi della comunicazione, del linguaggio, della voce e della deglutizione. Nel caso dei DSA lavora in collaborazione con lo psicologo o il neuropsichiatra per stabilire gli interventi più adatti e funzionali per ogni caso e con i genitori per aiutarli a supportare il bambino a casa.

Finalità della terapia logopedica per i DSA

logopedista si prende cura del dislessico

L’intervento logopedico ha come finalità non la cura della dislessia, ma consiste nel sottoporre al bambino con dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia delle strategie indispensabili all’acquisizione, recupero o potenziamento delle capacità deficitarie.

Il professionista stabilirà individualmente modi e materiali specifici per consentire al bambino di accedere ai contenuti scolastici durante tutto il suo percorso accademico.

Obiettivi dei trattamenti specifici per la dislessia e altri DSA

L’età del bambino e l’area del disturbo determinano l’obiettivo specifico che il logopedista vorrà raggiungere. Nel corso delle varie fasi evolutive dei bambini, i DSA si manifestano con caratteristiche diverse.

Per esempio nei primi anni della scuola elementare, per quanto riguarda la dislessia, gli obiettivi possono essere diversi, per esempio quello di consolidare i prerequisiti della letto-scrittura, oppure l’attenzione può essere rivolta all’automatizzazione delle regole di conversione fonema-grafema. Un’altro obiettivo potrebbe riguardare il potenziamento della capacità di comprensione del testo. Per quanto riguarda la scrittura e quindi la disgrafia o la disortografia, il logopedista si potrebbe concentrare sulla riabilitazione grafo-motoria o delle varie componenti ortografiche. Infine, non meno importante, potrebbe aver bisogno di aiutare lo studente nel metodo di studio.

Aver cura di un dislessico da parte del logopedista significa essere molto attento ai suoi bisogni ed esigenze individuali.

Il ruolo fondamentale dei tempi

Il detto recita che il mattino ha l’oro in bocca, proprio per indicare che le opportunità e i vantaggi spesso sono disponibili per coloro che agiscono in modo tempestivo e anticipano gli eventi.

Già a partire dai 4-5 anni, alcuni indicatori predittivi mettono in luce alcuni problemi. La difficoltà comunicativa linguistica evidenziata da un ritardo di linguaggio, un vocabolario lessicale limitato o la difficoltà nel ripetere rime e filastrocche, così come l’associazione con difficoltà di attenzione e prassico-motorie sono importanti fattori di rischio. Se vuoi approfondire puoi cliccare qui.

Siccome le abilità di linguaggio precorrono le abilità di apprendimento, è bene iniziare la terapia logopedica il prima possibile. Una vera e propria diagnosi di DSA viene redatta alla fine della seconda elementare da un neuropsichiatra infantile o da uno psicologo, ma stimolare le proprietà linguistiche del bambino precocemente già a partire dai 3 anni con il logopedista può dare eccellenti risultati.

Quando si parla di tempi, è necessario considerare che ogni bambino ha i suoi tempi. Tuttavia ogni fascia di età ha le sue tappe di sviluppo, per questo motivo, una valutazione funzionale permette di evidenziare le criticità rispetto alla curva di sviluppo tipico.

Gli studi più recenti sottolineano quanto un intervento riabilitativo precoce, intensivo e specifico induca un considerevole miglioramento delle abilità. Un mancato intervento, d’altra parte, oltre a pregiudicarne l’efficacia, può creare al bambino problemi anche di tipo emotivo.

Collaborare per affrontare i DSA con successo

La famiglia e il logopedista devono formare una vera e propria squadra intorno al bambino dislessico, sia dal punto di vista tecnico, col trattamento, che da quello emotivo e psicologico.

Dal punto di vista tecnico, il trattamento dev’essere intensivo e costante. Di conseguenza le proposte del logopedista durante la seduta devono essere ripetute anche a casa. D’altra parte, dal punto di vista emotivo e psicologico, questo professionista darà un sostegno alla famiglia nell’affrontare il disagio e la sofferenza che possono comportare i DSA. Grazie a strategie funzionali, invece della frustrazione dovuta ai tanti tentativi falliti, la famiglia sperimenterà il successo vedendo il disturbo da una prospettiva completamente diversa.

Allo stesso modo, una stretta collaborazione con la scuola è cruciale per un percorso scolastico sereno del bambino. Il dialogo continuo tra il logopedista e gli insegnanti, così come lo scambio di informazioni, consentono un proficuo miglioramento delle abilità scolastiche. Il logopedista, in collaborazione con gli psicologi, orienteranno e consiglieranno gli insegnanti sui percorsi più efficaci e mirati da adottare con i bambini con fragilità rispetto agli apprendimenti scolastici.

L’ostacolo più grande alla “cura della dislessia”

A tutt’oggi la difficoltà più grande è la disinformazione. Sarebbe auspicabile una rete formata da pediatri, medici di base, insegnanti che conoscendo ad esempio le tappe normative di sviluppo fossero in grado di consigliare la valutazione logopedica o neuropsicologica nei tempi giusti. Troppo spesso si assiste a casi di bambini che iniziano il trattamento logopedico in ritardo con effetti talvolta importanti sugli apprendimenti. Con conseguenze spesso di tipo psicologico.

Aver cura di un figlio dislessico

L’esortazione che si può fare ad ogni genitore è quella di attivarsi precocemente in presenza di qualsiasi difficoltà e a qualsiasi età. Se il bimbo frequenta la scuola materna e presenta una difficoltà nella comprensione del linguaggio, non parla ancora in modo intellegibile o ha un tratto grafico immaturo, NON È TEMPO DI ASPETTARE. Allo stesso modo, se in prima elementare stenta nella lettura, non riconosce le lettere o è incapace di scrivere il suo nome, VA ASSOLUTAMENTE VALUTATO. Così avrai cura di tuo figlio.

Non bisogna aver paura della valutazione. Questa permetterà di determinare il profilo neuropsicologico per stabilire i tempi e i modi più efficaci di intervenire, solo se è necessario.

Infine ricordiamo che nei DSA, la familiarità è molto elevata: secondo la letteratura scientifica è accertata e riconosciuta con una percentuale che arriva fino al 65-70%. 

In conclusione è vero che non si guarisce la dislessia, ma aver cura del dislessico avrà un effetto straordinario. Provare per credere.