Fare una valutazione funzionale con la relativa diagnosi DSA è un passo molto importante quando si è confrontati con difficoltà di apprendimento. Probabilmente ti sarai chiesto qual è l’iter diagnostico DSA. Se è il caso di fare gli esami. Come si fa una diagnosi di dislessia. È buono farsi le domande, ma ancora meglio trovare una risposta pratica. Vediamo di capire insieme.

Diagnosi DSA e valutazione funzionale in breve

Perché chiedere una valutazione funzionale

Di solito l’iter inizia con una segnalazione da parte della scuola. Anche se tutti conosciamo il detto “meglio prevenire che curare”, spesso purtroppo quando si tratta di Disturbi Specifici dell’Apprendimento si tende a procrastinare. Forse ci fa paura il risultato, si teme di traumatizzare il bambino, o si pensa che tanto passerà con la crescita perché il bambino è intelligente. Questo modo di pensare deriva in parte dalla disinformazione, ma può essere insidioso.
Fermo restante che se il disturbo esiste, non fare la valutazione, non eliminerà quello che c’è; procrastinando potremmo mettere nostro figlio in difficoltà con le nostre stesse mani.
Di fatto il bambino è costretto ad affrontare una situazione, per lui incomprensibile, da solo. Per di più si può correre il rischio di prendere delle iniziative che vanno anche contro i suoi reali bisogni.
Quindi quando esiste un dubbio da parte della famiglia, del pediatra o della scuola non si dovrebbe tardare o fare ipotesi più o meno verosimili. Bisogna accertare l’effettiva situazione con una valutazione fatta bene e chiarificatrice.

Prevenire danni futuri

Potremmo fare un esempio banale, ma credo che ne illustri bene l’importanza. A tutti ci è capitato di portare la macchina dal meccanico perché ci siamo accorti che qualcosa non andava, magari un rumore o una vibrazione anomala. Ormai le automobili sono tutte elettroniche, quindi il meccanico collega il veicolo al computer e avvia la diagnostica. Alla fine del processo esce una lista di errori. Abbiamo la nostra diagnosi. Talvolta capita che vengono segnalati degli errori che in realtà non ne sono, per esempio per un mancato aggiornamento software. Ma altre volte possono emergere dei problemi che, se non fossimo andati dal meccanico, col tempo avrebbero potuto causare danni seri o forse anche irrimediabili. Questo cosa significa? Quando si ha un dubbio è molto importante fare una valutazione per escludere problemi e difficoltà futuri e intervenire in modo adeguato.

Alcuni genitori, a chi è stato consigliato di fare questa valutazione dalla scuola, si sono lamentati di troppo allarmismo da parte degli insegnanti, perché dalla valutazione non emersero problemi significativi. Ma non è un modo di pensare corretto, perché un intervento precoce, quando è necessario, può fare una grande differenza nel percorso, non solo scolastico, ma di vita dell’individuo. Quindi è giusto che gli insegnanti siano accorti e desti. Tutti dovrebbero ricordare che è per il bene degli alunni.

Intervenire precocemente con i bambini

Alla domanda quando fare la diagnosi di DSA, la risposta è per la dislessia, la disortografia e la disgrafia alla fine della seconda elementare e per la discalculia alla fine della terza. Nondimeno nel caso dei bambini, quando si ha un dubbio è molto importante intervenire presto. Per esempio alcuni indicatori precoci di dislessia visibili già alla scuola materna sono:

  • il ritardo di linguaggio;
  • la difficoltà nel ricordare le sequenze (giorni della settimana, mesi, stagioni);
  • confondere destra/sinistra, dentro/fuori, sopra/sotto e prima/dopo e ieri/oggi/domani;
  • scarsa coordinazione motoria.

Nel caso della scuola primaria:

  • la difficoltà nel rammentare le istruzioni o le consegne;
  • la disorganizzazione;
  • la difficoltà ad esprimersi per iscritto;
  • davanti ai molti errori, l’evitamento a svolgere il compito;
  • la scarsa concentrazione e alta distraibilità;
  • scarsa manualità fine, con relativa difficoltà del controllo della penna.

Di fatto la valutazione clinica è il punto di partenza dell’iter diagnostico. Permette di stilare una diagnosi clinica con un’etichetta diagnostica precisa. Tuttavia un’analisi più approfondita che consente di determinare un profilo di funzionamento, mette in luce l’evoluzione dei compiti e processi sottostanti agli apprendimenti. Per questo motivo fare una valutazione anche prima della seconda o terza elementare costituisce un momento fondamentale di tipo, non solo valutativo, ma riabilitativo. Infatti potrebbe evidenziare la necessità di un intervento di potenziamento sui processi alla base dell’apprendimento (molto efficaci svolti precocemente) oppure il bisogno di un’indagine su alcune funzioni sensoriali (controlli specialistici della vista o dell’udito per esempio).

Perché un adulto dovrebbe fare una valutazione?

Per quanto riguarda gli adulti, ci sono due situazioni che richiedono una valutazione. Da una parte, studenti adulti, per esempio universitari, che sono confrontati con difficoltà persistenti di natura ortografica, difficoltà nel mantenere la concentrazione sul testo o con difficoltà di esposizione, non per mancanza di conoscenza dei significati, ma nel loro recupero al momento dell’argomentazione (tutti indicatori di dislessia). In questo caso fare una valutazione diagnostica di DSA sarà sicuramente una mossa strategica per raggiungere il successo accademico.

Da un’altra parte, ci sono adulti che si rendono conto che alcune caratteristiche che nel corso del tempo hanno vincolato – a volte in modo anche molto pesante – il loro percorso possano essere collegate ai DSA. In questo caso l’esame ha un importante valore psicologico. La dislessia non è una malattia, ma il suo peggior effetto collaterale sta nel danneggiare la percezione di sé e l’autostima. Il dislessico inconsapevole viene sempre accusato di non essere abbastanza bravo, concentrato o che non si è impegnato a sufficienza. Questo ritornello ripetuto fin dalla scuola primaria s’imprime in modo molto forte nella personalità anche se la persona si rende conto che non è così. Un’analisi che spiega il perché di questa incongruenza, ha spesso un effetto liberatorio.

Il vantaggio di conoscere il profilo di funzionamento

Secondo la documentazione scientifica che definisce i DSA (modello bio-psico-sociale ICF) si parla di profilo di funzionamento. Il termine funzionamento la dice lunga sul perché è utile togliersi ogni dubbio.

Non sono una grande esperta di Formula 1, ma un pilota, per vincere, non gli basta saper guidare bene. La sua conoscenza della risposta tecnica della macchina in svariate situazioni, come per esempio con la pioggia o con il caldo, può fare la differenza tra vincere o perdere. Perché conosce il funzionamento del suo mezzo. 

Conoscere il profilo di funzionamento importante come per un pilota

Il principio è il solito, se conosco il mio profilo di funzionamento sono consapevole di come sfruttarne tutte le potenzialità e come comportarmi per ottenere il miglior risultato.

Quindi è importante che la valutazione non finisca solo con la diagnosi, ma che sia approfondita in modo tale da considerare l’intero profilo di funzionamento su base ICF.

La valutazione funzionale, per uno studio efficace

Allorché la diagnosi indica le competenze deficitarie, il profilo funzionale identifica anche i punti di forza da sfruttare per ridurre l’impatto del disturbo sugli apprendimenti.

A scuola spesso capita che quando si presenta una diagnosi di dislessia, la risposta sia: “Sì, sì, non ci sono problemi, ti daremo tutti gli strumenti compensativi e dispensativi.” Ma non sono un paio di occhiali da sole da mettere sul naso e via. Quindi, per i genitori, per gli insegnanti e per lo studente stesso, questa parte della valutazione è indispensabile per capire effettivamente come lavorare in modo realmente efficace e quali strumenti siano veramente vantaggiosi.

Diagnosi e certificazione DSA

Grazie alla legge 170/2010, i Disturbi Specifici dell’Apprendimento hanno ricevuto una chiara definizione a livello giuridico. Questo ha permesso di tutelare il diritto allo studio di tutti i bambini e ragazzi con certificazione D.S.A. Le istituzioni scolastiche sono responsabili di adottare una didattica idonea ai loro bisogni dietro presentazione di una certificazione valida ai fini scolastici.

Quindi questi documenti preparati dal medico o dallo psicologo sono necessari sia per i minorenni che per gli adulti nei rapporti con le istituzioni scolastiche, scuola dell’obbligo o università, con le istituzioni pubbliche, per i concorsi e esami e con la motorizzazione per il conseguimento di patenti. Se desideri più dettagli sulla diagnosi DSA clicca qui.

In sostanza potremmo dire che questa certificazione è rilevante per due motivi. Il primo a livello psicologico, perché dà un senso a qualcosa che non ne aveva. Infatti il segno caratteristico dei DSA è l’enorme incongruenza tra le capacità cognitive, in altre parole l’intelligenza, e la scarsa capacità di leggere, scrivere o far di conto. Il secondo motivo è burocratico/operativo, perché questa certificazione è spendibile a livello istituzionale, per una didattica personalizzata o all’università per accedere agli sportelli dedicati.

Certificazione di dislessia e scadenza

La valutazione clinica, quindi si basa su aspetti neuropsicologici e psicometrici che permettono di capire il funzionamento di una persona, nonché di quantificare le sue competenze. Lo psicologo o il medico otterrà questi dati tramite la scelta di test adatti all’individuo in funzione dell’età e delle caratteristiche che presenta. Sulla base di manuali quali il DSM-5, stabilirà l’etichetta diagnostica che definisce il tratto deficitario. A questo punto il professionista è in grado di stilare il documento ufficiale. La certificazione DSA adulti dev’essere vidimata dall’ASL è avrà una validità per tutta la vita. 

Nel caso dei bambini essendo in età evolutiva, anche se il disturbo non sparisce perché è una condizione neurobiologica, sono necessarie delle rivalutazioni in funzione dell’età e dei relativi cambiamenti neurofisiologici. Per esempio, in prima elementare potrebbe essere necessaria una rivalutazione dopo sei mesi, un anno. Invece dalla seconda o terza elementare basterà farla ad ogni cambio di ciclo.

Scadenza e validità diagnosi DSA
  • Adulti: a vita
  • Bambini: ogni 3 anni.
    Ad ogni cambio di ciclo o in funzione dell’età e dei cambiamenti neurofisiologici

Con la legge 170/2010, le scuole e le ASL hanno dovuto regolamentare l’aggiornamento delle valutazioni, definito ai cambi di ciclo o a tre anni, più per motivi burocratici, ma alle superiori è importante prestarci attenzione per avere un documento valido, per esempio per gli esami di stato.

Cosa fare con i documenti alla mano

Che si parli di bambini o di adulti, avere una certificazione DSA valida ai fini scolastici o istituzionali, ma con in più gli approfondimenti funzionali è un vantaggio notevole. In collaborazione con il professionista si possono mettere in atto delle strategie di studio, per così dire, cucite su misura. Ne consegue un rapporto tra impegno e risultato del tutto diverso dal farlo senza. Quindi basta studiare tanto, senza risultati!

A questo punto la collaborazione è indispensabile, specialmente quando si parla dei bambini. Perché? In questo frangente il bambino o ragazzo con DSA ha bisogno della competenza di due figure professionali: il neuroscienziato e il didattico. Creando una rete autentica, intorno allo studente con una collaborazione effettiva tra famiglia, scuola e professionisti si regalerà un aiuto efficace, i mezzi per accedere agli apprendimenti e la capacità di sentirsi in grado di raggiungere i propri obiettivi nella vita.

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