Fare rete! Questa espressione è generalmente associata al calcio. Per affrontare tutto ciò che comportano i DSA possiamo pensare alla squadra di calcio. È ovvio che sarà l’attaccante di punta ha segnare il goal, ma sarebbe possibile senza la squadra alle sue spalle? Allo stesso modo abbiamo bisogno di una squadra per far fronte ai DSA. Fare rete dev’essere il nostro obiettivo.
Quando appaiono le prime difficoltà di apprendimento, spesso si accompagnano con sentimenti di solitudine e isolamento. Vediamo il perché.
Non affrontiamo più i Disturbi Specifici dell’Apprendimento da soli!
La solitudine e i DSA
Tutti hanno bisogno di questa collaborazione per raggiungere buoni risultati. Ovvero che il bambino cresca e viva la sua vita, non la sua dislessia. Vediamo perché spesso i DSA si accompagnano a sentimenti di solitudine?
Per il bambino
Il piccolo è il primo ad accorgersi che qualcosa non va. La dislessia comporta un’importante difficoltà in attività che per i suoi compagni sono semplici e che richiedono solo poco sforzo. Oltre tutto, anche se s’impegna, non è raro che il bambino venga considerato comunque pigro e svogliato, perché non esordisce i risultati attesi. Anche perché spesso questa difficoltà non è realmente compresa da chi lo circonda. Il disagio deriva molto dall’incongruenza tra la competenza e l’intelligenza del bambino stesso e, malgrado quello che spesso pensano gli adulti, lui ne è consapevole.
Per i genitori
Per quanto ci riguarda, come genitori, siamo confrontati in primo luogo con una difficoltà che spesso non comprendiamo, a meno di avere noi stessi un DSA diagnosticato. Per di più abbiamo da un lato degli insegnanti che pretendono il nostro intervento, ma spesso più di tipo educativo, per risolvere il problema, oppure dall’altra parte, altri che ci considerano troppo apprensivi. Tutta questa situazione crea svariate emozioni che oscillano tra i sensi di colpa, la frustrazione, la solitudine e i dubbi sulla nostra genitorialità.
Per gli insegnanti
Questi ultimi spesso si sentono con le mani legate, cercando di fare del loro meglio, ma spesso per tentativi. È molto difficile che possano confrontarsi con chi conosce bene il disturbo e il bambino. Inoltre rimane la pressione da parte della scuola per un programma che dev’essere assolutamente svolto e la pressione anche da parte di genitori preoccupati che non sempre accettano le difficoltà del figlio.
Tutta questa situazione deriva principalmente dalla poca informazione su cosa sono realmente i Disturbi Specifici dell’Apprendimento a lato pratico.
La figura che effettivamente comprende questi Disturbi è il neuropsicologo. Quest’ultimo conosce bene sia i DSA che il bambino, ma la competenza clinica non sempre è raccordata con la didattica. Da qui nasce l’importanza di fare rete. Creare un collegamento e una collaborazione tra tutte le figure che ruotano intorno al bambino.
Cosa significa fare rete
Come menzionato all’inizio, a calcio, comprendiamo subito l’importanza del gioco di squadra. Un bravo attaccante, da solo, potrà difficilmente concludere un’azione con successo. Invece con il lavoro e le capacità di tutta la squadra, segnare un gol sarà molto più fattibile.
Fare rete implica proprio unire le forze, le risorse e le conoscenze per raggiungere un obiettivo. Il risultato ottenuto non sarà mai quello di una figura da sola, anche se molto brava e competente.
I benefici della collaborazione
Di solito tutte le figure che ruotano intorno al bambino o al ragazzo con DSA hanno le migliori intenzioni, che siano genitori, insegnanti, tutor o terapisti.
Potremmo fare il paragone con la ricetta di una torta. La prima cosa necessaria sono gli ingredienti di qualità, ma questo non basta. Il procedimento è essenziale, perché pur avendo ottimi prodotti di base, se non si adotta il giusto procedimento, il risultato potrebbe essere deludente.
Al contrario, se il processo è svolto bene, la torta sarà un sicuro successo. La soddisfazione sarà sia per chi l’ha fatta che per chi la mangia.
Lavorare in sinergia, permette di seguire un processo che porta al successo. In questo caso renderà possibile al giovane studente di approcciarsi allo studio con serenità ed senso di autoefficacia.
Questo è sicuramente già un bel traguardo, ma parlando di ragazzi che devono scegliere la strada da percorrere per la vita, questa collaborazione permetterà loro di sfruttare TUTTE le loro potenzialità senza precludersi scelte possibili. Avendo a mente questo, ci rendiamo conto che il risultato ha una portata notevole!
Oltre gli ostacoli
Un gruppo eterogeneo può presentare delle sfide, perché quando parliamo di persone, parliamo anche di sentimenti, aspettative e caratteri diversi. Quindi non è sempre facile. Ma ricordiamo che non stiamo parlando della produttività di un’azienda, ma di bambini e del loro futuro. Questo rende l’argomento delicato e serio, ma anche di grande importanza. Quindi manifestare una mente aperta e pronta a mettersi in gioco andrà oltre le differenze del gruppo.
Oltre al fattore umano, siamo spesso confrontati anche con le difficoltà “tecniche” e burocratiche che spesso ci impediscono o ci frenano nel attuare determinati progetti. Ma ricordiamo che come recita una frase famosa del film “L’attimo fuggente”: “Nulla è difficile per coloro che hanno la volontà.”